venerdì 7 ottobre 2011



Giarre nella morsa del racket delle estorsioni. Da un lato gli attentati incendiari ai danni delle attività commerciali; dall’altro, l’opera implacabile delle organizzazioni criminali dedite ai furti d’auto e agli innumerevoli incendi delle stesse, quando non si riesce a stabilire un “contatto” con le vittime di turno. Martedi notte, poco prima delle 23, sulla scorta di una segnalazione, i vigili del fuoco del distaccamento di Riposto, sono intervenuti per spegnere le fiamme, appiccate da ignoti, che hanno distrutto tre autovetture abbandonate all’interno di un terreno incolto circondato da ruderi, tra Macchia e Miscarello. Le auto, una Fiat Panda e una 500 nuovo modello e un’altra Panda di vecchia generazione, completamente distrutte dall’incendio che ha danneggiato un albero e una porzione della fitta vegetazione, secondo quanto si appreso, sarebbero tutte di origine furtiva (sono state asportate a Giarre nel luglio scorso).  Le autovetture, prima di essere incendiate, sono state in parte smontate, in particolare sportelli, cofani e alcune parti interne di facile commercializzazione. Quasi certamente si tratta dell’opera del racket delle estorsioni sulle auto rubate che non perdona, anche a distanza di qualche mese, come nel caso specifico, quando un “cavallo di ritorno”, per vari motivi, non va a buon fine. Con l’inesorabile incendio. Colpisce, poi, la sfida aperta lanciata da questi spregiudicati piromani che, in tutta tranquillità, raggiungono il luogo prescelto per il “falo’” senza incappare in nessun posto di controllo dei carabinieri che in questi giorni, dopo i ripetuti incendi nel quartiere “Pescheria”, hanno intensificato la vigilanza. Eppure la zona tra Macchia e Miscarello sembra essere la preferita dalle organizzazioni dedite a questo tipo di attività. Il 12 settembre scorso nelle campagne che circondano la via della Regione è stato scoperto un altro cimitero di auto rubate: una Fiat Punto, di provenienza furtiva, è stata prima incendiata e poi lasciata in bilico su un muretto di cinta. Poco distante,  le carcasse di altre due autovetture, anch’esse rubate.

Mario Previtera 

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